Sostegno formativo anno 2011
Abbiamo sostenuto per 8 (otto) allieve infermiere-pediatriche, non economicamente autosufficienti, l’anno scolastico formativo 2010/2011 presso l’ospedale St. Mary’s Polyclinic di Incknou (Uttar Pradesch- Nord India).
(Offerto da Bruno M.)
KUELA B. (conosciuto da anni da una associazione umanitaria che opera in Burkina), è un ragazzo rimasto orfano nel 2010 ed è il maggiore dei fratelli. Rischiava seriamente di dover abbandonare la scuola per mantenere la famiglia. Peccato... gli bastava un solo anno per terminare gli studi e diventare insegnante.
Il costo dell'ultimo anno di scuola la Sin Yiri A - finanziato da SolidAid® - è stato di € 568 rimanendo ospite dello studentato Loumbilà (30 km a est della capitale Ouagà).
L'investimento su Kuela avrà una ricaduta sulle migliaia di alunni ai quali potrà insegnare nel corso della sua vita.
18 luglio 2011: Oggi Kuela ha terminato gli studi e conseguito con profitto il Diploma di maturita'! Tra pochi giorni iniziera' inoltre una serie di esami di Stato per accedere alla Funzione Pubblica ed entrare nel corpo insegnanti statali.
02 gennaio 2012: "Ma come hai fatto Kuela, a trovarmi?" - "Ho chiesto ai tassisti in aeroporto, non e' che arrivino molti occidentali in questo periodo di incertezza poilitica in tante parti d'Africa! E dopo tre giorni, ho fortunosamente trovato quello che ti ha accompagnato in questo alberghetto. Volevo dirti che sono riuscito, al secondo tentativo, a superare l'esame di stato per diventare insegnante pubblico! E ora mi hanno gia' assegnato di ruolo al distretto di Kentohari al confine con il Niger; è lontano da casa ma sono molto felice di poter finalmente insegnare e mia madre ed i miei fratelli sono orgogliosi di me".
(Finanziamento: Solidaid)
Febbraio 2011 - C'è posta per me?
Al ritorno dal Burkina Faso avevo con me 57 letterine scritte e disegnate dai bambini di una classe della scuola di Guilongu ( poco a nord della capitale), prevalentemente orfani. Sulla busta un saluto : “A PRESTO!” che avevamo insegnato loro senza pensarci troppo , ma si è forse rivelato molto più sincero di quanto pensassi!
Qui in Italia, prima di partire per la missione, ero stata invitata dalla professoressa di religione (Elisabetta Malvicini) nella scuola media Dante Alighieri di Piacenza poichè, nell’ambito di un percorso sull’orientamento, voleva spiegassi il perché di questo mio impegno. Poi, sono stata invitata a raccontare ciò che avevo visto e vissuto in questa esperienza ed ho così portato anche le 57 letterine dei bambini burkinabe, nella speranza che qualcuno dei ragazzi volesse rispondervi.
Le speranze.. sono state esaudite!
Ciò che avevo raccontato ha suscitato emozioni, stupori ed interesse che hanno esternato nei tanti scritti poi consegnatimi a cui hanno scelto di dare il titolo: “Abbiamo incontrato bambini del Burkina Faso!”
Pre-adolescenza ed adolescenza sono fasi fondamentali e delicate per la costruzione della propria identità, il cosiddetto “io”. E’ un periodo di scelte e riflessioni volte al raggiungimento della piena consapevolezza di sé, e della propria autonomia. Aumenta il desiderio di conoscere, comprendersi ed immedesimarsi. Talvolta si è vittime di confusione ed insicurezza che attivano una forte empatia e sensibilità nei confronti di chi ha altrettanto o più bisogno di aiuto.
E’ così che questo progetto ha toccato i ragazzi nel profondo, come dimostrano alcune delle loro parole che qui riporto:
“..Anche se io non sono lì con voi, sono vostra amica e vi penso sempre. E voi potete pensare che ci sono tante persone che vi vogliono bene, anche se non le potete vedere...Vi Voglio Bene. “
Xejn
“..Mi piacerebbe sapere che almeno per un momento Elise riesca a sorridere e sappia che, lontano oltre il suo orizzonte, c’è qualcuno che ha pensato a lei e che la vorrebbe spensierata e libera come dovrebbe essere la condizione di tutti i bambini del mondo.”
Vittoria
“ Ho deciso che userò la cartolina come segnalibro e ne comprerò una colorata da inviare ad un bambino per fargli sapere che, anche se lontanto da me, rimarrà sempre con me.”
Luca
“Gioia, allegria, serenità, tutte queste emozioni mi hanno colpito vedendo il dolce viso di quei bambini che non smettono di lottare pur sapendo quale sarà il loro destino. E’ sorprendente vedere felicità in persone che hanno meno di un quarto delle cose che abbiamo noi….Ho ricevuto una letterina di un bambino di nome Sebastien e mi reputo molto fortunata di poter messaggiare con lui che adesso aspetta ansioso la mia risposta.”
Teodora
“Basta poco per regalare a queste persone una vita più serena e più giusta: un po’ di generosità, ma soprattutto un po’ di amore, sono le cose principali di cui hanno bisogno!”
Laura
“Ho qua a fianco a me la lettera che ha scritto Komsimbo, un bambino del Burkina Faso; più lo guardo e più mi vengono in mente le immagini, le foto che ho visto a scuola, che ti portano ad uno stato di commozione indescrivibile…Io non ho incontrato questi bambini personalmente ma è come se lo avessi fatto…”
Anna
“In questo mondo viviamo noi e solo in poche occasioni pensiamo a quelli più sfortunati e questa per la mia classe è una di quelle occasioni e non voglio rimanere con le mani in mano a guardare ma voglio aiutare le persone che, a loro volta, aiutano le persone più bisognose.”
Marco
“On naviguera avec une lumière pendue à notre coeur et dans des eaux les plus profondes puor venir vous voir. On se verra un jour petits enfants!”
Elena, Marco, Gabriel
“Tu nous as rendus heureux pour ta carte et tes dessins. Dans notre cour une douce fraîcheur échaté. Même si nous n’ avons pas la possibilité de vous entendre, nous vous pensons souvent. Nous voudrion venir au Burkina Faso pour vous connaître….on vous embrasse touts très fort.”
Michael, Umberto, Valeria
“Je suis prache de tu… plus que tu ne le pensez.”
Elisa
“Sì, è vero: abbiamo incontrato i bambini del Burkina Faso!
Io però specificherei che sono stati loro a incontrare me e , in particolare il mio cuore.
Questi bambini noi li abbiamo conosciuti semplicemente dalla spiegazione di Stefania e da ciò che, nelle foto, hanno raccontato di sé, ma credo comunque che questa “amicizia a distanza” stia diventando sempre più vera e forte. In particolare credo che a rendere questa amicizia più speciale siano state le loro letterine dove pur non essendoci parole, il disegno spiegava tutto: dalla loro felicità, alla loro gratitudine verso di noi per i giochi che abbiamo donato loro…Vorrei che questa amicizia durasse a lungo e che ci accompagnasse per tutta la durata della terza, perché se ci riteniamo sfortunati ad avere qualcosa in meno degli altri, possiamo prendere in mano la letterina dei bambini del Burkina Faso e renderci conto che, da un’altra parte del mondo,c’è gente che non ha nulla, che non pretende nulla in più degli altri, ma che con un abbraccio diventerrebe la persona più felice del mondo.”
Giorgia
Mi occuperò di spedire tutte le letterine all’orfanotrofio che dà sede alla scuola e sono sicura che la corrispondenza avrà un seguito…se dipendesse solo dai bambini sicuramente l’avrebbe!
Quando sono andata all’orfanotrofio di Guilongu ed ho visto quei piccoli, a volte piccolissimi, giocare da soli, spingersi l’altalena tra di loro, consolarsi a vicenda se cadevano dallo scivolo e si facevano male, ho pensato: “ non hanno nessuno al mondo”. Una letterina non è l’abbraccio di una madre ma è forse la prima personale dimostrazione d’affetto che riceveranno: qualcuno, dall’altra parte del mondo, scrive e vuole bene proprio a loro!
Vorrei tanto vedere i loro sorrisi!
Ringrazio per aver permesso la realizzazione di questo progetto il dirigente scolastico Prof. Luigi Paraboschi e le Professoresse Malvicini, Bertoncini, Amadei e,ovviamente, tutti i ragazzi delle classi 3D, 3F e 1E.
Stefania C.
Leggi anche l'articolo C'è posta per me - agosto 2012 con l'aggiornamento sulla situazione del progetto.
Nota G.C.:
In Burkina Faso ho vissuto una bellissima esperienza umana e medica. Gli abitanti ovvero i “Burkinabè” sono persone cordiali, socievoli e ospitali. Colpisce il sorriso sempre presente sui loro volti. Ricordo in particolare Padre Joseph, il parroco che ci ha ospitato nel dormitorio della sua parrocchia, sempre prodigo nell’aiutare i bisognosi, tanti, che gli si rivolgevano. Purtroppo questa generosità non sopperisce ai grossissimi problemi sanitari riscontrati: malaria, enteriti in bambini malnutriti, parassitosi intestinali, infezioni respiratorie e meningite determinano un elevato tasso di mortalità infantile compensato solamente da un altrettanto elevato tasso di natalità.
La diffusione delle malattie è amplificata dalle pessime condizioni igieniche e dall’altissima densità di popolazione presente nella capitale.
Il medico in Burkina Faso deve tenere in considerazione l’HIV, diffuso anche per motivazioni culturali, come la poligamia con promiscuità di rapporti sessuali non protetti. Il dato epidemiologico di incidenza di sieropositività deve essere tuttavia confermato, anche alla luce di recenti studi che ne indichino il valore effettivo nella popolazione. E’ necessario uno studio epidemiologico su un campione ampio e variegato, che comprenda anche quella parte di polazione rurale o nomade, non censita, che difficilmente accede alle cure e agli screening medici. La comprensione della reale incidenza del problema permetterebbe una politica sanitaria mirata, soprattutto in ambito pediatrico per la trasmissione verticale dell’HIV.
La scarsissima presenza di medici è, attualmente e per quanto possibile, sopperita dalla forza di volontà e dallo spirito di sacrificio di personale paramedico locale, di ostetriche ed infermieri.
Per far fronte alle problematiche sanitarie descritte, è necessario che quanti più medici si rechino a turno in questi luoghi per svolgere un’attività umanitaria costante, faticosa ma ricca di soddisfazione.
Giuseppe Cannalire
Nota G.B.:
Io ed il collega pediatra Giuseppe, abbiamo valutato e visitato varie centinaia di persone e riscontrato problemi sanitari di rilievo; per contro noto brevemente che l'ipertensione (in Italia oltre il 20% della popolazione) e quasi inesistente, la glicemia su popolazione adulta, nella campionatura eseguita è risultata sempre normale, nessun diabete è stato rilevato almeno alla glicemia (in Italia 5% della popolazione adulta).
Le anticipazioni sul da farsi, forniteci prima di partire per l’Africa sono modeste, e dunque la preparazione a casa è fondata su raccolta di dati e aspettative che in parte si riveleranno distorte. Mi spiego, ho studiato in mesi di attesa, tutto il materiale documentaristico sanitario utile, e devo riconoscere, onore al merito, che nei siti OMS, alle voci Tropical desease e Neglected T. D, c’è materia più che sufficiente per rispondere da medico ai problemi incontrati. Insomma, la documentazione non è mancata, ma i dati della rete non sono sufficienti, e nulla può sostituire la esperienza dal vivo. In Italia dispensario significa Luogo in cui si curano con dispensa gratuita di farmaci, alcune patologie a carattere sociale (nel passato la tbc). In Africa il termine intende egualmente Luogo dedito a attività sanitaria, con vocazioni multiple, e dunque non solo patologia specifica tubercolare. In Burkina, ad esempio a Ouagadougu (la capitale a 20 km da Bissighin), esistono dispensari per il paludismo (malaria), aids, e patologie invalidanti croniche. Pur con due infermiere burkinabé addestrate, nei primi due giorni è stato problematico comprendere il lavoro e la sua organizzazione. Ossia, il Paziente che si presenta, esprime il problema, con il solo riferimento dei disturbi. L’infermiere in genere raccoglie solo il dato sintomatico, (febbre, cefalea, tosse, dolore addominale, vomito, diarrea, ecc) , raramente visita (stetoscopio, sfigmoman. e palpazione manuale)e orienta le sue decisioni terapeutiche per prassi consolidata, per Empirismo, sulla diagnosi più semplice e conveniente, e conseguente prescrizione di farmaci. Il tutto funziona, senza il medico. Non è facile in due, tre giorni ricondizionare il proprio comportamento professionale di 35 anni a tale metodologia che del resto risulta obbligatoria. Mi spiego meglio, nei primi giorni ho avanzato richieste di riscontro diagnostico con qualche pretesa di esami di lab., e radiologici. Il risultato, ottenuto solo per pochi Pazienti, è stato da loro ben pagato; in un sistema Sanitario dove nulla è gratis (solo le cure per Aids nei dispensari preposti), una Rx del fondo schiena costa 8000 CFA, cioè 5 giornate di lavoro per un burkinabé, un esame di laboratorio singolo costa 1 o 2 giornate di lavoro dipendente. E’ evidente che la popolazione che fa riferimento al dispensario non è in grado di pagare la diagnostica, dunque ho dovuto in fretta imparare che non serve chiedere accertamenti e la decisione terapeutica deve farne a meno.
In tali condizioni, il medico occidentale può passare qualche piccolo insegnamento, di clinica, di semeiotica e strumentale e altro, utile all’infermiere e capace di allargare gli orizzonti culturali di una professione altrimenti ridotta all’essenziale. Ho visto la curiosità delle due operatrici, nel rilevare ad esempio lo struma tiroideo, qui frequente, o ancora davanti a una paresi facciale, altrimenti ignota, e alla atassia da neuropatia periferica, fino al momento prima considerata e trattata per ‘’circulation,, con farmaci vasoattivi, purtroppo inutili. Insomma, credo che il potere di chi per sua fortuna ha più studiato consista proprio nel passare, con onestà e modestia, le conoscenze a chi ne ha meno, senza con ciò creare subordinazione o men che meno indurre scimmiottamento del comportamento occidentale. Occorre riorganizzare qui, a mio avviso, la gestione della farmacia, garantendo la presenza minima del prontuario OMS, con istruzioni chiare all’operatore nella gestione e accaparramento in economia dei materiali di consumo, senza le dispersioni che caratterizzano la cattiva contabilità. Occorre attrezzare come richiesto (consigli avuti nel confronto con il Pr. Salvatore Pignatelli dell’H. Camilliano di Ouaga) uno spazio minimo per la cura intensiva (quando occorre), con letto e strumentario minimo per reidratazione d’urgenza e laboratorio minimo (Ad esempio, Rapid test per malaria, Lab. Urine minimale, e attrezzature strumentali gestibili dall’infermiere nei minimi termini). Occorre insegnare e consegnare al personale locale le istruzioni minime, per le funzioni pretese dall’ente ufficiale. Non sto proponendo una pessima imitazione delle unità sanitarie occidentali, ma esprimo le possibili soluzioni, migliori tecnicamente e economicamente, per chi ad oggi non ha di meglio.
Guido Baldelli
Supporto economico A.P - T.P.
27 dic. Ouga: organizzazione e preparazione interventi
28 dic. Zinirè: intervento al CREN dell’ospedale civile
29 dic. Sourgubila: intervento per abitanti villaggio
30 dic. Ziniaré: intervento reparto pediatria e reparto lungodegenti dell’ospedale civile e intervento all’orfanotrofio civile (80 bambini 4 – 8 anni)
31 dic. Koubrì: intervento orfanotrofio privato (bimbi 3 – 5 anni) e intervento al Wuatinoma assoc. Festival
1 gen. Guilongoù e Donsè: intervento orfanotrofio (132 bimbi 0 – 12 anni) e intervento popolazione Paese
2 gen. Dapelagò: intervento per bambini e abitanti villaggio
3 gen. Koulbilà: intervento per adulti e bambini (in collaborazione con BnD)
6 gen. Bassi e Zangà: intervento per due scuole (con BnD)
7 gen. Ougà (ovest): incontro con Prefetto per formazione clownerie
8 gen. Guilongoù: intervento orfanotrofio
9 gen. Ougà: intervento in orfanotrofio “Ampò”
10 gen. Koubrì: spettacolo per 800 bimbi del plesso scolastico
11 gen. Koubrì: intervento in scuola del villaggio
12 gen. Ougà: centro culturale Guagain: spettacolo/intervento per formazione base teatrale
14 gen. Ougà: scuola teatro di Ougà: spettacolo/intervento formazione teatrale
Ha operato la coppia di Clown professionisti della Onlus Dott. Sorriso
Supporto economico: Antoniano ONLUS - MC Automation - Andrea G - G.M.