Siberia - Timofei lo sciamano
"Malèkula" disse Fagòr, ti sei accorta che stai trascurando gli abitanti di Vlodàr? È molto tempo che non porti persone di quelle parti, ti pagano profumatamente quando ogni mese passi a chiamare qualcuno, o stai invecchiando?”
“No, Signore, rispose Malèkula anzi vado a Vlodàr almeno ogni quindici giorni ma, stanno tutti talmente bene che non c’è modo di caricare qualcuno sul carro nero, ma proprio nessuno!
Anzi prima di andare là faccio abbassare ancora di più la temperatura, 30° gradi sotto zero, poi suono sordi colpi di tamburo, poi mi vesto tutta di nero da fare paura, per spaventarli; pensa che un tempo mi sono guardata allo specchio prima di andare e per poco non son morta io dalla paura, tanto facevo terrore. Nulla! Non è servito a nulla!”
“Basta, disse Lui, basta con queste scuse ora va a Vlodàr e non tornare senza carico, ne voglio almeno dieci!! Altrimenti i conti non tornano!”
Malèkula arrabbiatissima dopo la severa sgridata del Superiore si preparò intenzionata a non lasciarsi impietosire e tornare con un carico di dieci persone a costo di ucciderli lei di persona. (Fatto questo assai raro e che non sarebbe servito alla sua carriera, ma se avesse fallito ancora una volta... addio carriera!)
E partì per il paese siberiano furibonda, con il carro nero trainato da Galù e Morin, due cavalli neri come la pece e dagli occhi di fuoco!
Gli abitanti del clan di Vlodàr, del popolo dei Samoièdi, non sapevano cosa li aspettava, ma lo sapeva bene Timofèi il loro sciamano.
Sciamano non solo per eredità ma perché molti segni oscuri avevano confermato possedesse grandi poteri.
Era nato con la “camicia” - un sottile velo -, tre volte la folgore lo aveva lambito senza ferirlo, cantava nel sonno strane nenie e amava stare in solitudine ai margini del villaggio, meditando molto e vivendo come un selvaggio.
“Padre!... chiamò Timofèi, la Morte ci sta visitando sempre più spesso ed io ho fatto il possibile perché non si prendesse nessuno di Vlodàr, ma è inferocita e sento che sta ritornando per battermi e portarsi via molti del mio clan!”
“Ti hanno eletto perché sei coraggioso, rispose l’anima del vecchio sciamano Colko, suo padre, ti hanno forato le orecchie perché capissi il linguaggio degli alberi, ti hanno cambiato gli occhi perché vedessi oltre, ti hanno trafitto il cuore perché tu fossi pietoso, ora tu devi trovare la soluzione.” E mentre lo spirito di Colko parlava, apparivano sulla neve fresca dei segni strani, poi un grande cerchio attorno a Timofei nel centro e subito una saetta spezzò le nubi colpendo i bordi del cerchio che cominciò a gelare!
Velocemente si alzò attorno a Timofèi un muro di ghiaccio che solo la sua abilità evitò che vi restasse intrappolato. Intanto la temperatura si stava abbassando tantissimo, segno che Malèkula, la Morte, era vicina.
Timofei entrò nella Yurta si tinse il volto di cenere, indossò la pesante stola cerimoniale di dischi di ferro trapassati da una folgore blu, si calzò il copricapo di ferro a becco d’aquila e uscì accompagnato da un ermellino bianco donatogli come guida, dalla Signora degli Animali.
La notte stava scendendo rischiarata da una nebbiosa e spettrale luna. La vide che avanzava lenta e inesorabile tenendo i cavalli alla cavezza che la seguivano irrequieti, Timofei indietreggiò impaurito o così parve a Malèkula: “ormai ti ho in pugno Timofèi, il tuo clan non mi sfuggirà, comincerò con togliertene dieci e poi venti e poi sempre di più!”
Lo sciamano, quando scorse la Morte al centro del grande cerchio, smise di indietreggiare e andò verso di lei; Malekula non se lo aspettava e stupita si fermò di colpo con i cavalli e carro! Non ebbe il tempo di terminare il suo ghigno che due saette, chiamate da Timofèi, sbucarono dal cielo e colpirono i bordi del cerchio gelandolo in pochi attimi con tutto ciò che stava dentro, creando una colata di ghiaccio addosso ai mortiferi esseri che restarono intrappolati dentro una gelida cupola che ancor più si solidificò per il gran freddo che la Morte aveva portato con sé.
Poi nevicò un po’ e tutto fu ricoperto.
Il mattino seguente, andando a offrire un po’ di pane allo sciamano, il fornaio Gavril lo apostrofò da fuori: “Oh sciamano nostro!... cosa è quel gran cumulo di neve vicino alla tua yurta?”
“È la sicurezza, rispose da dentro Timofèi senza interrompere di battere lentamente la mano sul tamburo, che la gente del nostro clan vivrà tanto ma tanto fino a che la nostra terra sarà così fredda che quel cumulo non sgeli!”.
Ecco perché in Siberia la gente prega, perché il freddo non cessi mai e le persone sono le più vecchie del mondo!
Siberia - Timofei the Shaman
“Malèkula” said Fagòr “do you realize you are neglecting the inhabitants of Vlodàr? You haven't brought people from there for a long time, you're paid lavishly when every month you call upon someone: are you growing old?”
“No sir” Malèkula replied “indeed I go to Vlòdar at least once in a fortnight but everybody is so healthy that there's no putting them onto the black chart, nobody whatsoever. Indeed, before going there I put down the temperature even more, thirty degrees below zero, then I sound hollow drum strokes, then I get dressed all in black so as to scare them even more. Just imagine, once I looked at myself in the mirror before going and I didn't die of fear myself by a hair's breadth so terrifying I was. It was all in vain, all useless”.
“Stop it” he said “ no more excuses, now go to Vlodàr and don't come back empty-handed, I want ten at least. Otherwise that doesn't add up”.
Malèkula furious after her Boss's severe scolding got ready intending not to let herself be moved to pity e to come back with a load of ten people even if that meant killing them with her own hands (which happened very seldom and her career would not profit from that, but if she had failed once more... farewell to career!)
And she left for the village in Siberia, furious, her black cart drawn by Galù and Morin, two horses as black as pitch and with fiery eyes.
The people of the clan of Vodlar, of the Samoyed people, did not know what was in store for them but Timofèi their shaman knew well.
He was a shaman non only because his father had been but because many obscure signs had confirmed he possessed great powers.
He had been born in a shirt, a thin veil, three times the lightning had touched him without doing him any harm, while asleep he sang odd dirges and he loved to be on his own on the outskirts of the village, meditating a lot and living as a wild man.
“Father!” Timofèi called “death is visiting us more and more often and I did my best to prevent her from taking anyone from Vlodàr, but she's furious and I sense she's coming back to beat me and take away with her many from my clan”.
“You've been elected because you're brave” replied the soul of the old shaman Colko, his father “you've had your ears pierced so that you could understand the language of trees, you've had your eyes changed so that you could see beyond, you've had your heart pierced so that you were merciful, now you must find a solution”. And while Colko's spirit was speaking, strange marks appeared on the fresh snow, then a large ring around Timofèi, who was in the middle of it, and immediately a flash of lightning broke the clouds and stroke the edge of the circle, which began to freeze.
Soon a wall of ice rose around Timofèi and only thanks to his ability he was not trapped in it. In the meantime the temperature was going down very much, which meant that Malèkula, Death, was near.
Timofèi got into his yurta, painted his face with ash, put on the heavy ceremonial stole made of iron disks pierced by a blue flash of lightning, put on his iron headgear in the shape of an eagle beak and came out accompanied by a white ermine which the Lady of Animals had given to him as a guide.
Night was closing upon him brightened by a foggy and weird moon. Timofèi saw Malèkula coming forward slowly and relentlessly holding the horses by the halters. They were restlessly following her. Timotèi frightened, backed off , or at least thus it seemed to Malèkula. “I've got you Timofèi, your clan won't escape me, I'll begin with taking ten from you, and then twenty, and then more and more”.
When the shaman saw Death in the middle of the big ring he stopped backing off and moved towards her. Malèkula did not expect it and astonished came to an abrupt stop with the horses the cart and all. She had hardly finished her sneer when two flashes of lightning which Timofèi had called came out of the sky and stroke the rim of the ring icing it up in a few moments with all that was inside it, trapping the deadly beings in an icy dome, which hardened even more because of the freezing cold Death had brought with herself.
Then it snowed a bit and everything was covered up.
The following morning, Gavril the baker, having come to offer some bread to the shaman addressed him from outside: “Oh shaman! What is that big mound of snow next to your yurta?”
“It is certainty” Timofèi replied from inside, without stopping slowly beating the drum “that the people of our clan will live very long, as long as our land is so cold that the mound will not melt”.
That is why in Siberia people pray for cold never to cease and the people are the oldest in the world.