Alaska - L'oca golosa
Nella tundra attorno alla cittadina di Anchorage vi era un bellissimo laghetto, più lungo che largo ove ogni anno a primavera, appena il ghiaccio si rammolliva, arrivavano un bel branco di oche selvatiche dette “dell’imperatore” con la testa e giù fino al collo tutto di piume bianchissime. Esse erano molto orgogliose di quel mantello che al sole mandava mille luccichii.
Così fu anche quell’anno, alto nel cielo si stagliò una linea come la punta di una freccia che con gran vociare sorvolò Anchorage poi appena videro giù la linea argentea del loro lago preferito, si buttarono in picchiata per planarvi proprio nel centro, una dietro l’altra, buttando in avanti le gialle zampe palmate per rallentare la velocità e non andare a finire fuori lago sul vicino boschetto.
“Accidenti” pensò fra se la volpe bianca nascosta tra le basse felci – “mai una che plani male sull’acqua e arrivi a sbattere qua davanti a me sulla riva….ma alla fine capiterà!”
“Le oche sono tornate Inuk, sono tornate vieni, corri a vedere!”
“Arrivo moglie, arrivo” fece Inuk uscendo lentamente dalla stalla proprio dall’altro lato del lago.
Inuk era un contadino furbo e sapeva che quando le oche arrivavano a primavera erano molto magre perché avevano percorso migliaia di kilometri e avevano consumato tutto il grasso accumulato, per avere l’energia necessaria a quel grande e lungo volo.
“Aspetta moglie” - disse Inuk guardando le belle oche – “aspetta che passino qui qualche mese e diventeranno così grasse da non volare quasi e qualcuna mi capiterà vicino e la catturerò per la nostra padella!”
Ma Inuk le cose le faceva capitare poiché non credeva mica nella fortuna, quindi escogitò un astuto piano. Sapendo quanto erano golose e affamate in primavera le oche e avendone adocchiata una che spesso si allontanava dal branco per gironzolare attorno alla sua fattoria, cominciò a gettare dei buoni e ricchi bocconi di granturco e gamberetti in un ruscelletto che usciva dal lago.
Upia, così si chiamava l’allegra e golosissima oca, ci cascò del tutto e ogni mattina presto quando il branco delle amiche ancora poltriva con la testa ficcata tra le piume morbide e calde di un’ala, andava a beccare il buon pranzetto e con attenzione che non la scoprissero le compagne perché si sa che “un’oca in branco non si è mai ingozzata” ma lei ingrassò a vista d’occhio tanto che in poco tempo era diventata grossa il doppio di quando era giunta mentre le amiche ancora erano magre.
Che era ingrassata molto però se ne erano già accorti sia Inuk che la volpe ed entrambi avevano un loro progetto chiaro per catturarla.
Inuk aveva alzato una rete sul lato del lago dal quale solitamente si alzava in volo il branco ed era certo che Upia avrebbe seguito le compagne ma volando molto più bassa per il gran peso e ….sarebbe finita nella rete.
La volpe, pensava esattamente la stessa cosa, ma la aspettava dall’altro lato del lago e ...con un piccolo balzo l’avrebbe ghermita.
La sorte di Upia sembrava proprio segnata poiché anche le amiche oche si arrabbiarono con lei quando si accorsero che era ingrassata beccando buon cibo da sola senza informarle della scoperta! Quindi, non la vollero aiutare ad alzarsi in volo dal lago, anzi, le dissero:
“Cara Upia, volando sul lago ogni dì alla ricerca di cibo abbiamo notato che il contadino ha teso una rete per catturarci e attorno al lago ci sono anche volpi bianche che ci aspettano…”.
Upia capì di colpo l’errore che aveva fatto per golosità e avarizia e la paura di finire nella rete di Inuk o tra i sottili denti della volpe, della quale vedeva le aguzze orecchie tra le felci, fu tanta che per molto tempo stette, dalla paura, giorno e notte esattamente nel centro del lago poiché al primo tentativo di volarsene via finì con un bel tonfo nell’acqua – tanto era diventata pesante – vicino alla riva della volpe che già stava provando a balzarle addosso! Così la povera Upia non pote’ andare alla ricerca di cibo e non mangiò per un mese!
Ma questa fu la sua fortuna!.. perché dimagrì abbastanza da volarsene via al primo battere di ali quando l’autunno si avvicinò e una leggera nevicata avvisò le “oche dell’imperatore” che era ora di tornare a sud per svernare un po’ più al calduccio.
Alaska - The greedy goose
In the tundra around the town of Anchorage there was a beautiful little lake, much wider than it was long, where every year in spring, as soon as ice softened, a nice flock of wild geese came. They were called Emperor geese. They were covered in snowy white feathers from the head down to the neck. They were very proud of their mantle, which in the sun shone brilliantly.
So it happened that year again, a line similar to an arrow point silhouetted high in the sky. It flew over Anchorage crying loudly then as soon as they saw the silvery line of their favourite lake down there, they dove head-down and then planed right in the middle, one after the other, throwing forward their yellow palmate paws so as to slow down and not to land outside the lake onto the nearby grove.
“Damn them all” the white fox thought to herself hiding amongst the short ferns “not a single one who planes badly onto the water and falls to the shore here in front of me... but one will sooner or later!”
“The geese are back Inuk, they're back, come, come here, quickly!”
“I'm coming wife, I'm coming” said Inuk slowly coming out of the stable on the opposite side of the lake.
Inuk was a sly peasant and knew that the geese were very thin when they came in spring because they had flown thousands of kilometres and had burnt off all the fat they had put on to get the energy they needed for their great flight.
“Wife wait” said Inuk looking at the beautiful geese “wait until they've spent a few months here and they'll be so fat they nearly won't be able to fly and I will come across one and I'll catch it for our pan!”
However, Inuk made things happen because he did not believe in good luck at all, so he devised a crafty plan. He knew how greedy and hungry the geese were in spring and he had spotted one that often walked away from her flock to wander around his farm, so he started throwing good and rich morsels of corn and shrimps into a streamlet that came out of the lake.
Upia – that was the jolly greedy goose's name – fell for it and early every morning when the flock of her friends were still lazing with their heads stuck into the warm soft feathers of a wing she went to peck at that good lunch taking care not to be found by her mates because as everybody knows a goose in a flock has never crammed itself. However, she became visibly fat, to the point that within a short time she had become twice as big as she was when she had come, while her friends were still skinny.
However, both Inuk and the fox had already noticed she had put on a lot of weight and they both had a clear plan to catch it.
Inuk had put up a net on the side of the lake where usually the flock lifted off from and he was sure Upia would follow her mates but flying much lower because it was so heavy and it would end up into the net.
The fox was thinking exactly the same thing but it was waiting for it on the other side of the lake and with a little leap it would snatch it.
Upia seemed to have no escape: her friends got angry with her when they realized she had grown fat pecking at good food on her own without telling them of her discovery. So they would not help her fly off the lake. Indeed they told her:
“Dear Upia, while flying over the lake every day in search of food we have noticed that the peasant has put up a net to catch us and around the lake there are also white foxes waiting for us.”
All of a sudden Upia realized she had made a mistake out of greed and avarice and she was so afraid of ending up in Inuk's net or between the fox's sharp teeth – she couls see her pointed ears among the ferns – that she spent many nights and days right in the middle of the lake out of fear because when she had tried to fly away she had fallen back into the water with a great splash – so heavy she had become – near the shore with the fox, who was already trying to jump at her. So poor Upia could not go in search of food and did not eat anything for a month.
However, she was lucky because she lost enough weight to fly easily away when autumn approached and light snowfall warned the Emperor geese that it was time they flew back south towards a cosy warm winter.