SULLA STRADA...
...ho incontrato cinque suore africane che dopo una giornata di lavoro come infermiere in un dispensario ai margini dell’arido Sahel e due tempi di preghiera al giorno, hanno aperto un vecchio armadio contente un televisore a...macchie di colore, per seguire la partita della Coppa d’Africa, Congo – Costa d’Avorio... una tifoseria di ultras non avrebbe fatto più baccano!
...ho incontrato un grande camion di arsenico, destinato alla estrazione dell’oro, rovesciato da alcuni giorni: pare che un numero assai alto di animali domestici, capre, zebù, pecore, sia morto e la poca acqua del villaggio attraversato dalla strada sia ora imbevibile;
...ho incontrato un toscano, in Burkina da 15 anni, che parla un francese “minimale” aggiungendo alla sua lingua fiorentina un accento sulle vocali finali, difficile comprenderlo in questo suo francese personale, molto più facile vedere ciò che ha costruito qua e continua a fare, per i più sfortunati;
...ho visto la grande festa fatta in un piccolo ambulatorio medico, retto da una infermiera, dopo avere ricevuto in dono tre misuratori di pressione meccanici, tre termometri e tre scatole di guanti da chirurgo;
...ho visto quaranta/cinquanta ragazzini da 2 a 8 anni correre dietro ad un palloncino di lattice. Ricevuto un pallone da calcio, me ne sono andato che ancora lo stavano ammirando, stupiti;
...ho visto molte donne anziane, ai bordi di una strada, spolverare per ore e ore con piccole scope di sottili rami il terreno, in mezzo ad una nube di polvere rossa in cerca di briciole finissime di oro che, pare, un mese fa, qualcuno ha trovato lì vicino;
...ho incontrato sul volo da Parigi ad Abidjan, Alessandro, un architetto sui 35 anni che dopo vari anni di deprimente attività edilizia attorno a Firenze, ha aperto da due mesi e mezzo con un altro collega italiano, un piccolo studio di costruzione nella capitale della Costa d’Avorio, che non dà tregua di lavoro, domeniche comprese!
...ho incontrato al confine con il Mali, un sole cocente e così poca acqua che mi sono caduti addosso tutti i sintomi della malaria e la notte...con la febbre, mi sono detto: “ma chi te lo ha fatto fare?”
...ho incontrato tanta tanta gente di villaggi un po’ giù di mano, cui alcuni amici hanno finanziato l’accesso all’acqua potabile, talmente felici che mi sono detto: “ne è valsa davvero la pena!”;
...sono salito su una Mercedes 190 vecchia di 1.250.000 km (poi il contachilometri si è fermato!). Dopo più di 100 km in un pomeriggio con il sole in fronte, verso Ouagadougou, mi fa l’autista: “senti mica uno strano rumore?” “Ma quest’auto E’ IL RUMORE” penso, ma dico di no! Pièr dopo un po’ si ferma, perplesso gira attorno all’auto e mi dice di scendere: una gomma si stava sgonfiando davvero!
...ho incontrato alcuni volontari italiani nei posti più incredibili a dare una mano: “O che tu mi ci vedi a passare la mia vita davanti alla TV? a fare spese? a mangiare la pizza 3 sere la settimana? a parlare di politica? A portare a spasso il cane? Mica so’ grullo!”
...ho incontrato don “Al”, un prete molto scuro, che per di più, si veste di nero, mentre arringa un gruppo di parrocchiani sull’etica del comportamento, pare un tribuno! “Sono stato un po’ duro, mi dice, ma qui la vita non è uno scherzo! Voglio molto bene a tutti loro e guai a chi li tocca!
Poi, entrati un po’ in confidenza, mi mostra una doppietta con la quale ha da poco ucciso, a caccia, un cane selvatico di 37 chili, che ha affumicato e gli darà carne per un mese!
Ha una vecchia moto con la quale percorre in lungo e largo la sua vasta parrocchia, la moto ha anche una sacca per il fucile, caso mai incontrasse cacciagione e anche “mi confida” qualche male intenzionato...pare ce ne siano non pochi, “...giusto per fargli capire che nella mia parrocchia ci si deve comportare bene...” e mi mostra altri due bei fuciloni con un colpo solo in canna; pare la fotocopia di Don Camillo, in terra d’Africa!.
W.V.
LA SESTA ESTINZIONE
Questa mattina, una suora oculista ci ha chiesto 180 euro, che da 10 giorni sta “pietendo” per una batteria a secco da 12 volt e 100watt ed alcune luci a led così da garantire la continuità in situazioni di emergenza (ricorrenti), allorché durante interventi di cataratta viene a mancare la corrente, quasi mai garantita, in questo lembo di brousse del Burkina.
In due, li abbiamo rimediati a fatica i 180 euro, essendo ormai a fine missione. Rientrando poi in stanzetta questa sera e scorrendo varie foto fatte, ne è apparsa una che ho scattato “al volo” a novembre 2016 nella mia città, mentre ero in fila ad un servizio pubblico: quella di un cane, vestito di cachemire, una femmina (il corredo è rosa) con un collarino da milord.
“Ad ognuno il suo” qualcuno disse ..... però dopo avere vissuto molti giorni attraverso una realtà umano-sociale a dir poco drammatica, faccio fatica davvero a non recuperare alla mente il titolo di un volume recente nel quale “si profetizza”, dopo cinque estinzioni sul pianeta terra, (prima i dinosauri, poi piante etc.), una sesta estinzione: quella del genere umano. Incapace, secondo l’autrice, nonostante sia l’unico vivente dotato di “cervello pensante”, di risolvere con senso di cooperazione e solidarietà, i problemi di quotidianità della propria specie (animali e piante e risorse diverse.... se li è già giocati quasi tutti).
Cosa c’entra il cane vestito di cachemire con la sala operatoria che manca di corrente? E con bambini stremati da fame, malaria e dissenteria, distanti 1 ora di fuso orario, con la sesta estinzione?......
Il volume termina con la previsione che sulla terra la vita animale comunque continuerà, portata avanti dai topi, che appena si accorgono di un pericolo, tipo cibo velenoso o animali predatori in zona, in un batter d’occhio informano tutto il loro gruppo! (ma attenzione, appena qualcuno noterà un topo con il piumino, anche per loro sarà la fine!)
W.V.
Allegri ma non troppo
“Nonostante la miseria, come sorridono... come sono felici!”
A questa esclamazione, dopo averla udita per l'ennesima volta, devo davvero rispondere. In tenera età credo di avere contratto, oltre a scarlattina e morbillo, anche il “mal d’Africa”; l’ho girata almeno per metà, in tempi diversi sia da viaggiatore che da operatore sociale. Le alte dune rosse del sud della Libia, l’Hoggar dell’Algeria, le antichissime sabbie della Namibia, lo Swaziland, il Mozambico, il Sinai e avanti così.
Ho detto “da viaggiatore” anche se, per due o tre volte, il viaggio mi è stato quasi confezionato. Ho cercato di vivere il più possibile tra la gente del Paese sul quale camminavo: grandi deserti, larghi fiumi, calure sconfinate, assaporando durante magiche albe e sconcertanti tramonti i siti antropologici dell’Akakus, ove ti aspettavi di incontrare "Lucy".
Dunque in questi pellegrinaggi ho quasi sempre incontrato bimbi poverissimi - considerando sempre che in Africa oggi la mortalità neonatale è ancora alta - pance gonfie, niente acqua potabile, cibo, medicine, vestiti che proteggessero da caldo e freddo, calzature adeguate e, ironia della sorte, sempre più di frequente i bambini hanno addosso magliette di qualche club calcistico con i nomi di grandi campioni ben stampati sopra, nomi altisonanti che, su spallucce gracili, inducono una tristezza infinita.
“Ma come sorridono quando fai le foto o li saluti dalla Jeep climatizzata o dal pullman” , che mai rallentano, impolverandoli ben bene, se poi gli doni qualche stupidaggine - caramelle, biro, bottigliette d’acqua vuote - appaiono sorrisi con denti bianchi (marciranno presto per nonqualità di cibo, no pulizia e curezero).
Li senti di notte, passando vicino ai loro miseri ricoveri, senza igiene, tossire di continuo: e quando escono nell’aria ancora fredda del mattino per andare ad attingere acqua lontano, scalzi sulla sabbia gelida, la tosse è divenuta più secca, più rabbiosa. Li vedi denutriti fin da piccoli e con corpi disarmonici: “ma come ridono nelle foto e come salutano!”
Ho visto un gruppo di bambini litigare furiosamente, quando un 31 dicembre in pieno Sahel insieme ad alcuni operatori lasciai i resti del cenone, con insulti e botte tra loro (bimbi dai 6 ai 10 anni), per garantirsi un po’ di vero cibo.
Li ho visti mendicare, ovunque, dentro e fuori dei villaggi, chiedere, chiedere qualsiasi cosa, perché mancanti di tutto, ho visto frotte di adolescenti cercare con un tirato sorriso la benevolenza di turisti e profittatori.
Felici: no. Non ricordo di aver davvero mai visto qualcuno che, a viverci un pò nel suo villaggio, lo sembrasse davvero. Dovrebbero esserlo? Per di più giungiamo là con buon cibo al seguito, profumati e ben vestiti, pieni di cose come una ferramenta ambulante; e, quando qualche oggetto non ci serve più, lo regaliamo a loro.
W. V.